Alessandro Magno e Roma

Scena di battaglia – comunemente interpretata come la battaglia del Granico – sul cosiddetto «sarcofago di Sidone», 310 a.C. circa. Lo straordinario rilievo di marmo, che porta ancora tracce di colore, fu fatto realizzare da un aristocratico fenicio o persiano, forse il reggente della città, per il proprio sepolcro (Istanbul, Museo Archeologico)

Scena di battaglia – comunemente interpretata come la battaglia del Granico – sul cosiddetto «sarcofago di Sidone», 310 a.C. circa. Il rilievo di marmo, che porta ancora tracce di colore, fu fatto realizzare da un aristocratico fenicio o persiano, forse il reggente della città, per il proprio sepolcro (Istanbul, Museo Archeologico)

Stat immotum mare, quasi deficientis in suo fine naturae pigra moles; novae et terribiles figurae, magna etiam Oceano portenta, quae profunda ista vastitas nutrit; circumfusa lux alta caligine et interceptus tenebris dies; ipsum vero grave et defixum mare, et aut nulla aut ignota sidera. Haec est, Alexander, rerum natura: post omnia Oceanus, post Oceanum nihil!                                                Seneca il Vecchio, Suasoria 1, 1-2; 5-6; 8

C’è il mare laggiù, immobile, e l’inerte massa della natura che sembra venir meno al suo estremo confine; e nuove e terribili forme, esseri che sono grandi anche per l’Oceano, che questa profonda immensità alimenta,  la luce annebbiata da una fitta oscurità e il giorno nascosto dalle tenebre, e il mare stesso cupo e immobile e la costellazioni invisibili o sconosciute. Questa è, Alessandro, la natura: oltre ogni cosa l’Oceano, oltre l’Oceano il nulla.

Seneca, Epistulae ad Lucilium, 94, 61-63

[61]Multi sunt qui ante se agant agmina et tergis hostium graves instent et ad mare magnum perfusi caede gentium veniant, sed hi quoque, ut vincerent hostem, cupiditate victi sunt. Nemo illis venientibus restitit, sed nec ipsi ambitioni crudelitatique restiterant; tunc cum agere alios visi sunt, agebantur.
[62] Agebat infelicem Alexandrum furor aliena vastandi et ad ignota mittebat. An tu putas sanum qui a Graeciae primum cladibus, in qua eruditus est, incipit? qui quod cuique optimum est eripit, Lacedaemona servire iubet, Athenas tacere? Non contentus tot civitatium strage, quas aut vicerat Philippus aut emerat, alias alio loco proicit et toto orbe arma circumfert; nec subsistit usquam lassa crudelitas inmanium ferarum modo quae plus quam exigit fames mordent.
[63] Iam in unum regnum multa regna coniecit, iam Graeci Persaeque eundem timent, iam etiam a Dareo liberae nationes iugum accipiunt; it tamen ultra oceanum solemque, indignatur ab Herculis Liberique vestigiis victoriam flectere, ipsi naturae vim parat. Non ille ire vult, sed non potest stare, non aliter quam in praeceps deiecta pondera, quibus eundi finis est iacuisse.

Ci sono molti che mettono in fuga eserciti e incalzano minacciosi alle spalle dei nemici e giungono all’oceano insanguinati dalla strage di popoli: anche loro, però per vincere un nemico sono stati vinti dalla passione. Nessuno ha resistito alla loro avanzata, ma neanche essi avevano resistito all’ambizione e alla crudeltà; e quando sembrava che inseguissero gli altri, erano loro ad essere inseguiti.
62 Una folle smania di devastare paesi stranieri spingeva l’infelice Alessandro e lo faceva andare verso l’ignoto. O forse tu ritieni sano di mente uno che incomincia a far strage proprio in Grecia, dove fu educato? Che toglie a ognuno quanto ha di meglio e impone a Sparta la schiavitù e ad Atene il silenzio? Non contento della rovina di tante città, che Filippo aveva vinto o comprato, ne abbatte altre qua e là e porta le armi in tutto il mondo; la sua crudeltà mai stanca in nessun luogo ha tregua, come quella delle belve feroci che sbranano più di quanto la fame richieda.
63 Ormai ha fuso numerosi regni in uno solo, ormai i Greci e i Persiani temono lo stesso tiranno, ormai anche le popolazioni libere dal giogo di Dario sono sottomesse; e tuttavia egli supera i confini dell’oceano e del sole, non si dà pace che le sue vittorie non calchino le orme di Ercole e di Bacco, e si prepara a lottare anche contro la natura . Non è lui che vuole andare avanti: non può star fermo, non diversamente da un peso, gettato nel vuoto, per il quale la fine del moto è l’aver toccato il fondo.

Alexander-bust

LUCANO, Bellum civile, X, 36-45:

Oceano classes inferre parabat
exteriore mari. Non illi flamma nec undae
nec sterilis Libye nec Syrticus obstitit Hammon.
Isset in occasus mundi deuexa secutus
ambissetque polos Nilumque a fonte bibisset:
occurrit suprema dies, naturaque solum
hunc potuit finem vaesano ponere regi;
qui secum invidia, quo totum ceperat orbem,
abstulit imperium, nulloque herede relicto
totius fati lacerandas praebuit urbes.

Aveva compiuto tutti i preparativi per guidare la flotta nell’Oceano, percorrendo il mare che circondava l’Asia. Non gli furono di ostacolo il clima torrido né i flutti né il deserto libico né il sirtico Ammone. Seguendo la curvatura del mondo, sarebbe giunto fin nella parte occidentale, avrebbe oltrepassato i due poli e avrebbe bevuto alla sorgente del Nilo: lo fermò l’ultimo giorno di sua vita: soltanto la natura fu in grado di porre un termine al folle sovrano: con quel medesimo egoismo, con cui aveva conquistato il mondo intero, portò via con sé il potere e – senza lasciare alcun erede per l’intero suo dominio – consegnò le città alle lotte, che le avrebbero smembrate.

45

La morte di Alessandro Magno raccontata da Curzio Rufo. Lettura di M. Popolizio.

Intuentibus lacrimae obortae praebuere speciem iam non regem, sed funus eius visentis exercitus. Maeror tamen circumstantium lectum eminebat; quos ut rex aspexit: “Invenietis”, inquit, “cum excessero, dignum talibus viris regem?” Incredibile dictu audituque, in eodem habitu corporis, in quem se composuerat, cum admissurus milites esset, durasse, donec a toto exercitu illud ultimum persalutatus est; dimissoque vulgo, velut omni vitae debito liberatus fatigata membra reiecit. Propiusque adire iussis amicis, – nam et vox deficere iam coeperat, – detractum anulum digito Perdiccae tradidit adiectis mandatis, ut corpus suum ad Hammonem ferri iuberent. Quaerentibusque his cui relinqueret regnum, respondit ei qui esset optimus, ceterum providere iam se ob id certamen magnos funebres ludos parari sibi. Rursus Perdicca interrogante quando caelestes honores haberi sibi vellet, dixit tum velle, cum ipsi felices essent. suprema haec vox fuit regis, et paulo post extinguitur.

Le lacrime agli occhi che vennero loro mentre lo guardavano dettero l’impressione di un esercito che guardasse non già il suo re, ma il suo funerale: tuttavia a spiccare maggiormente era il dolore di quelli che stavano intorno al suo letto. Appena il re li ebbe notati, disse: “Una volta che sarò morto, troverete un sovrano che meriti tali uomini?”. È incredibile sia a dirsi che ad udirsi che egli fosse rimasto nella stessa posizione del corpo che aveva assunto quando si accingeva a far entrare da lui i soldati, fino a che tutto l’esercito non gli rese quell’ultimo saluto. Poi, congedati i soldati, come se si fosse liberato da ogni obbligo verso la vita, coricò le sue membra stanche e, dopo aver ordinato agli amici di venirgli più vicino, giacché anche la voce ormai aveva iniziato a mancargli, si tolse l’anello dal dito e lo consegnò a Perdicca aggiungendo l’ordine di far portare il suo corpo al tempio di Giove Ammone. E quando essi chiedevano a chi lasciasse in eredità il regno, rispose a chi fosse il migliore: per il resto disse che già prevedeva che per quella gara gli si preparavano grandi giochi funebri. Poiché di nuovo Perdicca voleva sapere da lui quando voleva che gli si attribuissero onori funebri, lo voleva quando loro stessi fossero felici. Queste furono le ultime parole del re e poco dopo morì.

PER APPROFONDIRE:

alexander

Alessandro Magno, Storia Digitale Zanichelli

Università di Milano, Portale video: Un dio, un eroe, un mito. Alessandro Magno.

 

Link utili: http://theworldofalexanderthegreat.com/

R. Tabacco, Alessandro Magno nella lettura tardoantica. VIDEO.

Passepartout di Philippe Daverio – Alessandro Magno, Babilonia caput mundi!

Mappa interattiva delle spedizioni militari di Alessandro. Clicca QUI.

alexander-footsteps

SI POTREBBE pensare che Alessandro Magno, nonostante i successi bellici della sua gioventù, nonostante l’eccellente esercito che aveva addestrato, nonostante le forze dirette a cambiare il mondo che sentiva in sé, si sia fermato sull’Ellesponto e non l’abbia mai attraversato, non già per paura, non per indecisione, non per debolezza di volontà, ma perché avvertiva il peso terreno.
Franz Kafka

14490 Total Views 1 Views Today
Print Friendly, PDF & Email
Facebooktwitterpinterest