Somnium Scipionis

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Somnium Scipionis con il commento di Macrobio, MS. Canon. Class. Lat. 257, 1383

Il Somnium Scipionis come testo onirico

Nella cultura moderna il sogno è sostanzialmente concepito come fantasia interiore, prodotta dalle fragili alchimie della mente durante una fase di scarso controllo sull’inconscio da parte della ragione cosciente. Anche nel mondo antico si era ben consapevoli del fatto che il sogno poteva essere prodotto da stati organici (per esempio dalle condizioni della digestione: Aristotele) o da residui dell’attività intellettuale propri della veglia. Lo stesso Scipione ciceroniano così motiverà, seppure dubitativamente, il sogno avuto nella reggia di Massinissa (cap. 10):

«Quando ci ritirammo io mi addormentai più profondamente del solito, per la stanchezza del viaggio e per l’ora tarda. Così accadde (credo per il fatto che avevamo parlato di lui: succede spesso infatti che i discorsi e i pensieri si riproducano nei sogni, del tipo di quello che ha scritto Ennio, su Omero, essendo quest’ultimo continuamente al centro dei suoi pensieri e dei suoi discorsi quando era sveglio) che mi apparve l’Africano…».

Ancora più diffusa, però, era la certezza che buona parte dell’esperienza onirica fosse oggettiva, caratterizzata cioè da un livello di realtà non minore rispetto a quello della veglia: si trattava solo di una realtà diversa, di altro ordine rispetto alla veglia, ma talmente concreta in sé che potevano addirittura darsi casi di più persone che avevano avuto lo stesso sogno simultaneamente. Su questa convinzione di oggettività del sogno, profondamente radicata non solo nella cultura greca e romana
ma, ancor prima, in quella del vicino Oriente, l’antichità classica elaborò una vera e propria disciplina ermeneutica rivolta al sogno: l’onirocritica, ovvero la scienza della «interpretazione dei sogni». Questa scienza impartiva spiegazioni e precetti di questo tipo: «sognare gli antenati annuncia preoccupazione a causa di vecchie faccende», oppure «sognare un topo corrisponde a un servo: che abita nella nostra stessa casa, si nutre degli stessi cibi ed è vile». E così di seguito. Questa disciplina la conosciamo soprattutto attraverso l’opera di Artemidoro di Daldi, un interprete greco vissuto nel II secolo d.C. Ma fondamentale, da questo punto di vista, risulta anche il grande commentario che proprio al Somnium ciceroniano dedicò un dotto del V secolo d.C., Macrobio.
Secondo Macrobio, la cui tipologia corrisponde in tutto e per tutto a quella di Artemidoro, i sogni «veritieri» si distinguono in tre categorie. In primo luogo il somnium, o sogno simbolico, caratterizzato da un linguaggio enigmatico che deve essere interpretato se si vuole comprenderne il significato: si tratta dello stesso tipo di sogno di cui si occuperà anche la celebre Interpretazione dei sogni di Freud, il quale del resto si riallacciava esplicitamente ai trattati di onirocritica dell’antichità.
Segue poi l’oraculum, ovvero l’apparizione di un personaggio autorevole che enuncia una profezia sul futuro del sognatore: in questo caso, il linguaggio non è enigmatico (non ci sono «simboli» da interpretare, come nei sogni esaminati da Artemidoro o da Freud), ma esplicito e diretto. Per terza viene la visio, ovvero una manifestazione non mediata dal racconto o dalla profezia di nessuno, di ciò che accadrà al sognatore.
Secondo Macrobio, il Somnium Scipionis assommava in se tutti e tre questi tipi di sogno «veritiero»: c’è infatti l’oraculum, con l’apparizione di un personaggio autorevole (Scipione Africano) che fa esplicite dichiarazioni al più giovane Scipione addormentato; c’è la visio, con la diffusa (quasi cinematografica, diremmo noi) rappresentazione della sede oltremondana; infine ci sono i numerosi particolari enigmatici, simbolici, propri del Somnium vero e proprio, quelli che rendono necessario il commento del dotto Macrobio.
Fra le numerose influenze esercitate dal Somnium Scipionis sulla tradizione culturale successiva, sta dunque anche questa: tramite il commentario di Macrobio, il Medioevo ricevette la tipologia antica del sogno nonché i suoi modelli di interpretazione, e li tramandò alle epoche successive. In questo modo il Somnium ciceroniano – sia per il suo originario valore di «testo onirico» di grande significato letterario e filosofico, sia come soggetto di commenti e interpretazioni che utilizzavano gli strumenti ermeneutici elaborati dalla teoria onirocritica antica – ha finito per costituire uno dei punti di riferimento per la «cultura onirica» del mondo occidentale.

Maurizio BETTINI (a cura di), Cultura e letteratura a Roma. Profilo storico e testi, La Nuova Italia, 2000, pp. 342-343

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