Achille e Odisseo. L’unità segreta di forza e astuzia

A. Marcolongo, “La Stampa Tuttolibri”, 4 luglio 2020

Proseguendo la narrazione delle “Lacrime degli eroi” l’autore riconduce i due tipi ideali a un unico sostrato umano

L’opera degli dei la interrompiamo noi, / esseri frettolosi, effimeri, inesperti – con questi versi Konstantinos Kavafis cristallizza in Interruzione la condizione umana. E proprio alla fragilità dei due più indelebili eroi di Omero, Matteo Nucci dedica Achille e Odisseo. La ferocia e l’inganno, saggio che si pone come continuazione ideale di Le lacrime degli eroi: simile è la struttura, che prevede sezioni narrative e riscritture romanzate, e il metodo, finalizzato ad approfondire il  significato di Iliade e Odissea oltre le letture più superficiali.
«Uno aveva lasciato l’immortalità nelle mani della madre. L’altro aveva lasciato l’immortalità nelle mani di un’amante». Uno era leone – Achille. L’altro era polpo – Odisseo. È con un lungo catalogo delle differenze tra i due eroi omerici apparentemente opposti che inizia il saggio – e alzi la mano chi, leggendo i poemi, non ha mai sentito il bisogno di schierarsi: la forza struggente di Achille o l’astuzia da predatore di Odisseo?
La bellezza del primo, con le sue caviglie forti e la chioma bionda, o l’intelligenza del secondo, capace di colmare e persino di sublimare l’insignificanza del corpo? Eppure, Matteo Nucci dimostra che, troppo presi dall’emozione, abbiamo sempre fatto male i nostri conti: Achille e Odisseo non rappresentano affatto due modi inconciliabili d’intendere il mondo, anzi, il loro sguardo sull’insensatezza della vita è lo stesso.
Impossibile dire che i due eroi siano mai stati amici – le loro tende erano piantate ai poli opposti della piana di Troia. Quel che è certo è che Odisseo e Achille, in un tempo remoto, litigarono molto e da allora non si parlarono mai più. L’episodio è narrato nel VIII libro dell’Odissea, laddove l’aedo Demodoco – l’alter ego poetico di Omero, che regala qui al lettore la prima scena di meta- letteratura della storia – canta alla corte dei Feaci le vicende di Troia, suscitando un tale dolore nell’animo di Odisseo che l’eroe singhiozzando rivela la sua vera identità. Eppure, fin dai tempi di Omero, di questa lite tutti hanno perso contezza, a partire dagli stessi Greci. Come è possibile dunque che non si abbia più alcuna notizia di una contesa tanto tragica da segnare uno spartiacque morale per i millenni a venire?
Nel saggio, Nucci azzarda la risposta: il motivo della lite non poteva che trattarsi dell’antinomia tra giustizia e inganno, tra rigore e seduzione, tra verità e menzogna – i modi all’apparenza opposti con cui Achille e Odisseo spesero le loro vicende mortali. Da qui comincia l’indagine delle intersezioni tra le vicende dei due eroi – e il lettore rimarrà stupito nello scoprire quante sono.
Si parte dal paradosso, contenuto nei cosiddetti «poemi del Ciclo», per cui i due eroi più potenti della guerra di Troia, in guerra non volevano andare. Entrambi tentarono di disertare la chiamata alle armi nascondendosi: Odisseo fingendosi pazzo, Achille fingendosi una donna. Smascherati – il primo da Palamede, il secondo dallo stesso Odisseo, iniziando così un cortocircuito di ruoli che li accompagnerà per sempre -, entrambi dovettero abbandonare due figli maschi poco più che neonati, Telemaco e Neottolemo. E si prosegue con le orme immortali che i due eroi lasciarono a Troia, l’uno con la sua ira scatenata dalla pretesa di giustizia – scorretto fu Agamennone nel sottrargli la schiava Briseide -, l’altro con la pretesa di vittoria – l’inganno del cavallo di legno porterà alla caduta definitiva di Troia.
Del resto, l’universo morale antitetico tra i due eroi è sancito già da Omero con parole precise, e memorabili. Di fronte alle scuse di Agamennone, che lo implora di tornare in battaglia, Achille risponde: «Mi è odioso quanto il portone della casa di Ades / chi una cosa nasconde dentro di sé e un’altra dichiara ». E ritrovandosi accecato da Odisseo – che dichiara con astuzia di chiamarsi Nessuno -, così grida Polifemo: «Mi uccide con l’inganno, non con la forza». 
Achille e Odisseo, Matteo Nucci. Giulio Einaudi Editore - Stile ...

Nel saggio non mancano anche sconfinamenti nella filosofia, in particolare di Platone, che approfondì il dualismo tra verità e menzogna incarnato dai due eroi omerici nell’Ippia Minore e nel Filottete, ma anche riflessioni  sulla contemporaneità e sulle sue vacue ambizioni fino a una curiosa digressione sul backgammon, un gioco menzionato anche nell’Odissea, il cui scopo non è procedere oltre, ma riportare tutte le pedine nella propria casa.

Alle fine, Nucci riuscirà a persuadere il lettore che Achille e Odisseo altro non rappresentano che l’unico modo dato all’uomo per lasciare un’impronta in una mortalità altrimenti vana. La passione selvaggia dell’uno e l’intelligenza polimorfa dell’altro non sono caratteristiche antitetiche, bensì sfumature di esistenze che non sono mai senza contraddizioni. «Uno pensava che la vita fosse un soffio. L’altro che la vita fosse vento» – ma entrambi gli eroi persero l’immortalità.

3168 Total Views 2 Views Today
Print Friendly, PDF & Email
Facebooktwitteryoutube

Facebooktwitterpinterest

Informazioni su Mrsflakes

Il sito latinorum.tk è nato per accompagnare le mie lezioni dedicate alla cultura latina, per proporre divagazioni "extra ordinem" sulla classicità e per condividere in rete percorsi e materiali. Si tratta di un lavoro in fieri, che si arricchirà nel tempo di pagine e approfondimenti. Grazie anticipatamente a chi volesse proporre commenti, consigli, contributi: "ita res accendent lumina rebus…" Insegno Italiano & Latino al Liceo Scientifico ”G. Galilei” di San Donà di Piave, in provincia di Venezia. Curo anche il blog illuminationschool.wordpress.com e un sito dedicato a Dante e alla Divina Commedia, www.dantealighieri.tk.
Questa voce è stata pubblicata in Epos, Letteratura greca, Mitologia e contrassegnata con , , . Contrassegna il permalink.