“… et hic Alexander est”

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Dopo la vittoria di Isso, nel 333, Alessandro, accompagnato soltanto dall’amicus carissimus Efestione che lo superava et statura et forma, si recò a visitare nella loro tenda le prigioniere, la madre di Dario, Sisigambi, la moglie e le figlie del re persiano, fuggito dopo la disfatta. Sisigambi si rivolse supplicante ad Efestione, scambiato per Alessandro, che, perdonato l’equivoco, si indirizzò alla prigioniera chiamandola mater e definì l’amico un altro se stesso, “una sola anima dimorante in due corpi”, secondo l’insegnamento aristotelico. Il celebre episodio, emblema della magnanimità di Alessandro verso i vinti e del legame di amicizia con Efestione, alter Alexander, è raccontato, tra gli altri, da Curzio Rufo e Valerio Massimo e ispirò il dipinto cinquecentesco di Paolo Veronese La famiglia di Dario ai piedi di Alessandro, ora conservato alla National Gallery di Londra.

Le fonti greche

Diodoro Siculo 17.35-37:  «Siccome avevano entrambi vesti simili, ed Efestione lo superava in statura e bellezza, Sisigambi lo prese per il re e si prostrò davanti a lui» (trad. Alfieri 1985). Si veda anche Arriano, Alex. Anab.; Itin. Alex. 37.

Curtius Rufus, Historiae Alexandri Magni, Liber III, 31

Iamque iustis defunctorum corporibus solutis, praemittit ad captivas, qui nuntiarent ipsum venire, inhibitaque comitantium turba, tabernaculum cum Hephaestione intrat. Is longe omnium amicorum carissimus erat regi, cum ipso pariter eductus, secretorum omnium arbiter; libertatis quoque in admonendo eo non alius ius maius habebat, quod tamen ita usurpabat ut magis a rege permissum quam vindicatum ab eo videretur. Et sicut aetate par erat regi, ita corporis habitu praestabat; ergo reginae, illum esse regem ratae, suo more veneratae sunt. Inde ex captivis spadonibus, quis Alexander esset, monstrantibus, Sisigambis advoluta est pedibus eius ignorationem numquam antea visi regis excusans. Quam manu adlevans rex: “Non errasti”, inquit, “mater: nam et hic Alexander est”. 

Dopo aver reso gli onori funebri di rito ai morti, mandò alle prigioniere dei messi ad annunciare che stava arrivando di persona e, lasciata fuori la folla del suo seguito, entrò nella tenda con Efestione. Questi era di gran lunga l’amico più caro al re, educato alla pari insieme con lui, partecipe di tutti i suoi segreti: nessun altro aveva come lui nel consigliarlo una libertà più ampia, di cui peraltro si avvaleva al punto che sembrava che dal re gli fosse stato concesso più di quanto da lui fosse stato richiesto. E come era pari in età al re, così lo superava in corporatura; dunque le donne della famiglia reale, credendo che fosse lui il re, gli resero omaggio secondo la loro usanza. Poi al momento in cui gli eunuchi prigionieri indicarono loro chi era il vero Alessandro, Sisigambi si gettò ai suoi piedi scusandosi per non aver riconosciuto il re che prima non aveva mai visto. Il sovrano, facendola alzare con la mano, disse: “Non hai sbagliato, madre: infatti anche lui è Alessandro”.

Alessandro ed Efestione, Paul Getty Museum

Valerio Massimo, Facta et dicta memorabilia, IV, 7, 2

Darei castris in quibus omnes necessarii eius erant potitus, Alexander Hephaestione gratissimo sibi latus suum tegente, ad eos adloquendos venit. Cuius adventu mater Darei recreata humi prostratum caput erexit Hephaestionemque, quia et statura et forma praestabat, more Persarum adulata tamquam Alexandrum salutavit. Admonita deinde erroris per summam trepidationem excusationis verba quaerebat. Cui Alexander “Nihil est”, inquit “quod hoc nomine confundaris: nam et hic Alexander est”. Utri prius gratulemur? Qui hoc dicere voluit an cui audire contigit? Maximi enim animi rex, et iam totum terrarum orbem aut victoriis aut spe conplexus, tam paucis verbis se cum comite suo partitus est. O donum inclitae vocis danti pariter atque accipienti speciosum! Quod privatim quoque merito veneror, clarissimi ac disertissimi viri promptissimam erga me benivolentiam expertus.

Impadronitosi dell’accampamento di Dario, nel quale si trovavano tutti i suoi congiunti, venne a parlare con loro avendo al fianco il suo favorito Efestione. La madre di Dario, confortata dal suo arrivo, prostrò a terra la testa, poi la sollevò e salutò ed adulò secondo l’uso persiano Efestione, ch’era più prestante e più bello di Alessandro, scambiandolo per il re macedone. Avvertita poi dell’errore, tutta trepidante cercava le parole per scusarsi. Ma Alessandro: “Non c’è motivo”, disse, “perché ti turbi all’udire questo nome: anche questi è Alessandro”. Con chi congratularsi prima? Con chi pronunziò queste parole o con colui cui toccò di udirle? Quel magnanimo, che si era già impadronito o sperava d’impadronirsi con le sue vittorie di tutto il mondo, con poche parole divise se stesso col suo amico. Oh dono di un nobile detto, ugualmente bello per chi l’esprimeva e per chi lo udiva! che io personalmente venero, per avere sperimentato a mio vantaggio la benevolenza dell’uomo più illustre e più intelligente della terra.

La fortuna iconografica: Paolo Veronese, La famiglia di Dario di fronte ad Alessandro, 1565-1567, London, National Gallery.

Il dipinto nei dettagli in Google Art Project. CLICCA QUI.

Per approfondire: C. Terribile, Del piacere della virtù. Paolo Veronese, Alessandro magno e il patriziato veneziano, Venezia, Marsilio, 2009, pp. 152, 66 ill. b/n

“Lo splendido telero con Alessandro Magno e la famiglia di Dario, oggi conservato alla National Gallery di Londra, è una delle opere più famose e celebrate di Paolo Veronese. Questo libro lo analizza a tutto tondo: ne ricostruisce la storia materiale, esamina il contesto storico e la ricezione di Alessandro Magno nella cultura del Cinquecento; scandaglia lenticolarmente le singolari scelte iconografiche di Veronese e il quadro, fornendo infine una lettura del suo possibile senso e significato. L’episodio dell’incontro di Alessandro con le regine di Persia occupa nella trattatistica cinquecentesca un ruolo centrale, potendo considerarsi una summa di tutte le virtù richieste a un gentiluomo dall’etica classicista e in particolare un eccezionale e disinvolto sfoggio di continenza, magnanimità e liberalità. […] Sfruttando il materiale offerto dalle fonti e dall’intera rete delle referenze extratestuali, Veronese ha creato per il patrizio veneziano Francesco Pisani un dipinto complesso e articolato, che nel dare forma a un’apologia dei “nobili e legittimi matrimoni”, della famiglia e della perdurante identità dei suoi valori, offre anche spunto per una riflessione sullo statuto stesso della pittura e sulla dignità dell’artista”.

You may walk out of the noonday dusk of Trafalgar Square in November, and in one of the chambers of the National Gallery see the family of Darius rustling and pleading and weeping at the feet of Alexander. Alexander is a beautiful young Venetian in crimson pantaloons, and the picture sends a glow into the cold London twilight.

Henry James, Italian hours, 1909

La versione cinematografica dell’aneddoto: dal film Alexander di Oliver Stone, 2004

La versione in lingua inglese, full HD

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