Achille alla prima guerra mondiale (2)

Emilio Lussu, Un anno sull’Altipiano, Torino, Einaudi, 1945

Cap. XI
Il battaglione, a gruppi, aveva raggiunto le posizioni di partenza, di notte. Avevamo perduto tutti gli ufficiali.
Solamente Santini ed io rientrammo incolumi. Anche il tenente Ottolenghi era vivo: egli aveva ricevuto l’ordine di rimanere indietro con le mitragliatrici e non era uscito all’assalto. Le compagnie erano state dimezzate. Impiegammo tutta la notte per ritirare i feriti e i morti, e quando, finito l’appello dei presenti, Santini ed io ci scambiammo qualche parola, facemmo entrambi uno sforzo per non buttarci uno nelle braccia dell’altro.
La guerra di posizione ricominciava. I sogni di manovra e di vittoria fulminea svanivano. Bisognava ricominciare daccapo, come prima, sul Carso.
Seguirono alcuni giorni di calma. I reparti si dovevano ricostituire. Ogni giorno arrivavano complementi di ufficiali e di soldati. Pian piano, si dimenticavano i morti e ci si affratellava, fra veterani e nuovi arrivati. Di fronte alle trincee nemiche, a distanze varie, fra i cinquanta e i trecento metri, seguendo l’andamento del terreno e la copertura del bosco, anche noi costruimmo le nostre trincee. Erano le nostre case, ché gli austriaci, ormai sulla difensiva, non pensavano certo ad attaccarci.
Ma dovevamo essere prudenti ad ogni istante. Avevamo, di fronte, reparti di tiratori scelti che non sbagliavano un colpo. Tiravano raramente, ma sempre alla testa, e con pallottole esplosive.
Anche quei giorni di calma passarono. Affrettatamente, il battaglione si era ricomposto. Un’altra azione si annunziava prossima. Arrivavano, ogni giorno, munizioni e tubi di gelatina. Erano i grandi tubi di gelatina del Carso, lunghi due metri, costruiti per aprire dei varchi fra i reticolati. E arrivavano pinze tagliafili. Le pinze e i tubi non ci erano serviti mai a niente, ma arrivavano egualmente. E arrivò il cognac, molto cognac: eravamo dunque alla vigilia dell’azione.
I comandi avevano stabilito che il prossimo assalto fosse preceduto da un largo impiego di tubi di gelatina da far esplodere, la notte prima, sotto i reticolati nemici. Nel punto stabilito per l’assalto, l’azione del mio battaglione doveva precedere, con quella del 1 battaglione del 400, il reggimento compagno della brigata. Anche quel battaglione aveva avuto gravi perdite, ma si era ricostituito. Il suo maggiore si era rimesso. Egli mandò da me il tenente Mastini perché ci accordassimo sull’ora e sulle altre modalità circa la posa in comune dei tubi di gelatina sullo stesso fronte d’attacco.
Con Mastini, eravamo stati alla stessa Università. Piú giovane di me, quando io ero al quarto corso, egli era al secondo anno. Amici, e veterani del Carso, ci vedevamo spesso, anche sull’Altipiano d’Asiago.
Avevamo finito un giro d’osservazione lungo la linea e ci eravamo messi a sedere, dietro la trincea del mio battaglione. Io m’ero sdraiato per terra, egli era su un sasso, all’ombra. Il discorso cadde sul suo comandante di battaglione. Anche Mastini era d’avviso che il maggiore bevesse troppo. Io gli raccontai la scena alla quale avevo assistito.
– Il nostro maggiore, – disse Mastini, – non è un cattivo ufficiale. Spesse volte è coraggioso e, qualche volta, anche intelligente. Ma, se gli manca il cognac, è incapace di muovere un passo durante un’azione.
– Ti ricordi, – gli dissi io, – di Pareto? Come beveva!
E che intelligenza! I professori ne erano ammirati, tutti. Non era forse lo studente di maggiore ingegno, all’Università? Ma, se non beveva, niente esami. Un po’ come il tuo maggiore. Senza cognac, niente combattimenti. La conversazione scivolava mollemente sui ricordi della nostra vita universitaria, che ci appariva cosí lontana: un sogno. Egli rievocò una nostra festa goliardica, rimasta celebre, perché la vernaccia era vecchia e perfida, e il Magnifico Rettore s’era messo a cantare da basso, e una matricola aveva abbracciato la moglie del Prefetto.
– Ma anche tu bevi molto, ora? – gli chiesi. – Si dice che al vostro battaglione, bevete tutti come spugne.
Per tutta risposta, e con una mossa rapida, come se la mia domanda gli avesse ricordato improvvisamente un oggetto fino ad allora dimenticato, slacciò la borraccia e bevette qualche sorso. Era certamente del buon cognac, perché io sentii un odore insopportabile di polvere da caccia.
– Io, – disse rimettendo il turacciolo alla borraccia, – adoro l’Odissea d’Omero perché, ad ogni canto, è un otre di vino che arriva.
– Vino, – dissi io, – e non cognac.
– Già, – osservò, – è curioso. È veramente curioso. Né nell’Odissea né nell’Iliade, v’è traccia di liquori.
– Te lo immagini, – dissi, – Diomede che si beve una buona borraccia di cognac, prima di uscire di pattuglia?
Noi avevamo un piede su Troia e un piede sull’Altipiano d’Asiago. Io vedo ancora il mio buon amico, con un sorriso di bontà scettica, tirare, da una tasca interna della giubba, un grande astuccio di acciaio ossidato, copricuore di guerra, e offrirmi una sigaretta. Io l’accettai e accesi la sua sigaretta e la mia. Egli sorrideva sempre, pensando alla risposta.
– Tuttavia…
E ripeté, dopo una boccata di fumo:
– Tuttavia… Se Ettore avesse bevuto un po’ di cognac, del buon cognac, forse Achille avrebbe avuto del filo da torcere…
Anch’io rividi per un attimo, Ettore, fermarsi, dopo quella fuga affrettata e non del tutto giustificata, sotto lo sguardo dei suoi concittadini, spettatori sulle mura, slacciarsi, dal cinturone di cuoio ricamato in oro, dono di Andromaca, un’elegante borraccia di cognac, e bere, in faccia ad Achille.
Io ho dimenticato molte cose della guerra, ma non dimenticherò mai quel momento. Guardavo il mio amico sorridere, fra una boccata di fumo e l’altra. Dalla trincea nemica, partí un colpo isolato. Egli piegò la testa, la sigaretta fra le labbra e, da una macchia rossa, formatasi sulla fronte, sgorgò un filo di sangue. Lentamente, egli piegò su se stesso, e cadde sui miei piedi. Io lo raccolsi morto.

2951 Total Views 1 Views Today
Print Friendly, PDF & Email
Facebooktwitteryoutube

Facebooktwitterpinterest

Informazioni su Mrsflakes

Il sito latinorum.tk è nato per accompagnare le mie lezioni dedicate alla cultura latina, per proporre divagazioni "extra ordinem" sulla classicità e per condividere in rete percorsi e materiali. Si tratta di un lavoro in fieri, che si arricchirà nel tempo di pagine e approfondimenti. Grazie anticipatamente a chi volesse proporre commenti, consigli, contributi: "ita res accendent lumina rebus…" Insegno Italiano & Latino al Liceo Scientifico ”G. Galilei” di San Donà di Piave, in provincia di Venezia. Curo anche il blog illuminationschool.wordpress.com e un sito dedicato a Dante e alla Divina Commedia, www.dantealighieri.tk.
Questa voce è stata pubblicata in Attualità dell'antico e contrassegnata con , , . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento